
C’è un motivo per il quale quando facciamo qualcosa che è palesemente contro i nostri principi o viola brutalmente quelle idee di cui ci siamo fatti accaniti sostenitori e strenui difensori, facciamo spallucce, ci scrolliamo di dosso le “emozioni negative” e continuiamo la nostra vita come se niente fosse. Potremmo anche biasimare l’altro per avere causato la nostra reazione accusandolo precisamente di quel peccato di cui siamo l’emblema più lampante. Potremmo avere alti ideali e aspirazioni angeliche, ma nel momento in cui la nostra sicurezza viene minacciata, siamo contentissimi di barattarle per una serena obnubilazione della coscienza.
Questo motivo ha un nome e si chiama “ammortizzatori”. Nell’esoterismo questo termine ha un significato ben specifico e sta ad indicare quei meccanismi psicologici che attutiscono gli urti impedendoci di fatto di andare a pezzi. Così come i respingenti dei vagoni ferroviari mediano lo scontro tra i diversi compartimenti permettendo ai passeggeri di fare un viaggio confortevole e tranquillo, gli ammortizzatori interni permettono alle diverse parti che popolano la nostra psiche di continuare a dormire indisturbate perse nei propri sogni e proiezioni del momento. Come conseguenza le contraddizioni che esprimiamo non causano nessuno shock perché facciamo in modo di non accorgercene e siamo molto abili nel farlo, alcuni di noi dei veri esperti. Il motivo per cui questi meccanismi della mente esistono dentro di noi è per una questione di sopravvivenza. Essi si sono sviluppati in maniera naturale nell’uomo che altrimenti rischierebbe di diventare pazzo per la quantità di contraddizioni interne che lo dominano. Rimorsi, attriti, inquietudini e sensi di colpa non possono essere avvertiti e sentiti tutti insieme e in un solo colpo perché questo causerebbe un crollo verticale della nostra macchina biologica. Freud si riferiva a questo continuo processo interno quando parlava di rimozione, ma Gurdjieff è stato più specifico e ha parlato di “ammortizzare” perché nella realtà dei fatti sarebbe troppo oneroso per l’uomo rimuovere e quindi distruggere ciò che in ogni caso fa parte del suo essere. Risulta quindi più conveniente non sentire, narcotizzare, e questo è il lavoro che fanno gli ammortizzatori. Essi si formano nell’uomo gradualmente e molto spesso vengono assunti per imitazione, prendendo per buone alcune delle parole e degli atteggiamenti che percepiamo nel nostro ambiente.
Soprattutto gli ammortizzatori ci fanno vedere che gli altri sono come noi. Mentono, si contraddicono e si giustificano, ma va tutto bene finché si ha ragione. “Va tutto bene” ma siamo nel bel mezzo di una pandemia, siamo pacifisti però manifestiamo con violenza, vogliamo il bene dell’umanità sempre che non intacchi il nostro conto bancario, ergiamo i principi scientifici a verità assolute quando la scienza ci ha insegnato a dubitare di tutto.
Per quello che ci interessa diventare consapevoli degli ammortizzatori e disinnescarli gradualmente è un bene e ha uno scopo evolutivo. Solo rendendoci conto delle nostre contraddizioni possiamo entrare in contatto con la nostra coscienza che letteralmente significa “sentire insieme tutto quello che ci sta accadendo dentro”. Se lo realizziamo intellettualmente ci rendiamo che conto che “sappiamo di non sapere”, se lo facciamo emotivamente, entriamo in contatto con il nostro vuoto, con la nostra vanità, con le nostre paturnie, con le nostre ossessioni, desideri e voglie rinnegate, e tutto ciò contemporaneamente. Disinnescare gli ammortizzatori causa un subbuglio interno molto forte, è come se tutti gli inquilini del nostro palazzo si mettessero a gridare alle loro finestre. E’ fastidioso e doloroso ma porta al risveglio. Per chi si vuole svegliare, ovvero rendersi conto dello stato ipnotico fatto di bugie e mezze verità in cui si è immersi, è necessario e se fatto con costanza e perseveranza porta a una progressiva disidentificazione dalla propria falsa personalità e ad entrare in contatto sempre di più con la propria essenza.
Riccardo Cantone
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