
Nella visione andina, cosi come in tante tradizioni del mondo, nel periodo compreso tra il 28 novembre e il 2 dicembre, il velo tra cielo e terra diventa più sottile e possiamo percepire i nostri cari ritornare in questa dimensione. 💞 Anche se sono in Svizzera ho seguito i rituali che conoscevo da bambina e che sono i più diffusi in Bolivia e immancabilmente si è fatta sentire anche la presenza di chi se ne è andato da questa dimensione da poco, come mio papà, che ha lasciato il corpo a marzo.
La tradizione andina del mast’aku fin dai tempi aymara ci invita a “ricordare”.
Nei tempi precolombiani si usava costruire una casetta piccola rotonda di terra chiamata Chullpa per lasciare il corpo mummificato del morto. Dentro si riponevano tutti gli oggetti personali, gioielli, vestiti e cibi preferiti cosi l’anima poteva riconoscerli e tornare per benedire l’inizio del periodo di pioggia.
Sappiamo che con l’arrivo degli spagnoli le credenze, i rituali e i simboli si sono fuse e adattate alla neo cultura meticcia cristiano-indigena.
Le anime sono con noi in questi giorni, tornano e ci portano energia vitale che entra in ogni dolce e cibo che noi riponiamo sull’altare. Sono i piatti e le bibite che più gli sono piaciuti durante la loro vita materiale e che servono da richiamo per la loro presenza. Per orientarsi nel nostro mondo, accompagnati da angeli, si fanno guidare dalle candele e sentono il profumo dei fiori e dei dolci che noi gli offriamo.
Una scala di 7 gradini li aiuta a scendere e risalire, passando attraverso i tre mondi: il serpente o mondo sottoterra, il puma o mondo di mezzo, e il kuntur o condor il mondo dell’aria o superiore,
L’inka studiava e sperimentava tutti questi tre mondi con lo scopo di raggiungere un quarto animale il colibrì o chiamato pure il sentiero del cuore.
Nell’altare dei morti il colibrì viene rappresentato da una corona come un mandala che simboleggia la totalità.
Il colore viola nelle decorazioni stimola il chakra della corona favorendo la connessione con i mondi sottili; il bianco e nero richiamano le energie fondamentali di yin e yang o maschile e femminile, rappresentate anche con i simboli della luna e nel sole (la cosmovisione andina si basa anche su questo principio di dualità).
Sull’altare ci sono inoltre bevande per saziare la sete delle anime. Per riposarsi dopo il viaggio di ritorno risalta la pasticcieria dolce tradizionale, con pagnotte a forma di tantawawa (figura umana che rappresenta il corpo che non è più presente) e tutto dolce come l’anima dolce dei defunti. Durante il giorno si sente la musica dei flauti tradizionali, strumenti musicali andini come il pinkillo e la zampogna. Tutta la famiglia è riunita insieme agli amici. Anche i bambini visitano la casa e davanti all’altare recitano delle preghiere ricevendo i dolci dell’altare in cambio.
In tutto il mondo gli elementi simbolici cambiano a seconda della cultura, tuttavia resta l’intenzione di onorare e celebrare gli antenati attraverso questa ricorrenza autunnale.
Insieme a mio padre Alfredo Tarifa sono tornati anche i suoi antenati, per noi è stato un momento di felicità per averli avuti nella nostra vita.