Willakuti Anno nuovo 5530

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Sono tornata da poco dalla mia terra natale, la Bolivia, e in me si sono riaccese tante emozioni profonde che posso vivere solo quando sono in contatto con le mie radici.

È un sentimento di amore e nostalgia che mi lascia senza fiato e che ho bisogno di esprimere ogni volta che ce n’è occasione.

Il 21 giugno è un giorno speciale per me perché segna il principio dell’anno andino.

C’è un luogo, nel cuore dell’altopiano boliviano, che è viva testimonianza di tempi antichi eppure mai dimenticati. Rovine, piramidi, incisioni sulla pietra, monoliti antropomorfi ne fanno una culla della cultura pre-incaica. D’altronde il suo nome, Tiwanaku, “quelli che vengono dal sole” dice tutto del suo significato come luogo dei “tempi sacri”. Ai tempi della sua costruzione, infatti, la natura e il moto dei corpi celesti venivano onorati e ritenuti sacri. Tra tutti, il Sole, il re degli astri, e la energia potente e generatrice di vita, veniva celebrata durante i festeggiamenti del 21 giugno. Non è politeismo, perché non si prega Inti, il dio del Sole ma Illa Tiksi, l’energia onnipervasiva e onnipresente emanata dalla sua più evidente e diretta manifestazione. Questa energia sembrava quasi scemare e rimanere immobile in quei giorni per poi ripartire. È esattamente la stessa cosa che succede nell’emisfero

boreale nei giorni antecedenti il Natale.

In Tiwanaku si compiono rituali tutto l’anno e il 21 giugno in particolare si sceglie il tempio di Kalassasaya per l’evento più importante. Tutti coloro che lo desiderano si possono radunare in questo sito, sfidando le avverse condizioni metereologiche dell’inverno andino.

Sette jilakatas presiedono la cerimonia rappresentando i sette popoli indigeni più importanti della Bolivia. In virtù della loro saggezza e in funzione del loro ruolo come guida spirituali, si incaricano di porgere al Sole nascente Inti i sacrifici necessari: frutta e dolci. Il fumo richiama la luce del sole e i suoi primi raggi passano dalla Porta del Sole che si trova a un lato

del tempo di Kalassasaya.

Tutte le persone radunate si preparano a ricevere la “nuova” luce solare con i palmi solari rivolti verso l’alba del giorno nascente. La Terra si rigenera e l’Uomo saluta e accoglie il procedere sei suoi cicli interiori, come in alto così in basso.

Io stessa ho potuto partecipare a questa cerimonia diversi anni fa’. Ricordo ancora

come i primi raggi del sole mi abbiano riscaldato le mani, prima quasi congelate per il freddo notturno, e poi ravvivate da un fuoco intenso e sorprendente. Jallalla. Jallalla. Jallalla. Questo è il ringraziamento che tutti gridano per sugellare il tocco magico di Inti.

Festeggiamo il 5530 e ricordiamo tutti i popoli che si sono succeduti sulle Ande. Gli Inca, con i loro cinque cicli di mille anni e i 530 anni che sono venuti dopo l’invasione spagnola, e ancora prima di loro, i Tiwanacu, gli Uru, la cultura viva più antica del Sudamerica, gli uomini dell’acqua.

Paralelamente in Machu Picchu il 24 giugno si celebra la festa dell’ Inti Raimi ( la festa del sole) : i giorni compresi dal 21 al 24 giugno sono quelli in cui il sole si trova più lontano dalla terra; sono inoltre le tre notti di maggiore oscurità in cui siamo sollecitati a richiamare dentro di noi quel raggio di sole simbolo di speranza e luce per la terra.

Ora siamo nell’era del Pachakuti, della rinascita. È un tempo in cui l’energia femminile si risveglia e lo stile di vita ritorna ad affidarsi ai cicli naturali. Lo dicono gli Inca ma io lo sento nel mio cuore.

Le verità essenziali che sono tramandate dalle culture popolari sono sempre disponibili, anche quando ce ne andiamo o le guardiamo senza riconoscerne la forza vivificante.

Sento che la Geometria Sacra e le conoscenze che ho acquisito in questi anni mi servono per poter comprendere e diffondere con ancora più consapevolezza la Cosmovisione Andina: il cammino del Kapaj Ñan o cammino del Buon vivere

Jallalla e a presto!

Andrea Tarifa

Lugano/Bolivia 2022

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